Decreto sostegni bis: quello che nessuno dice

Il 26/05/2021 è stato pubblicato il Decreto sostegni bis nella Gazzetta Ufficiale. Il DL n. 73/2021 riporta le “Misure urgenti connesse all’emergenza da COVID-19” per le imprese. Tra le novità ci sono i nuovi contributi a fondo perduto per partite Iva e i nuovi sostegni per le imprese.

Il DL prevede un nuovo pacchetto di contributi a fondo perduto per i soggetti titolari di partita IVA che svolgono attività d’impresa, arte o professione, senza più alcuna limitazione settoriale o vincolo di classificazione delle attività economiche interessate.

Il nuovo intervento è più articolato dei precedenti, e ha l’obiettivo di raggiungere una platea ancora più ampia di beneficiari e di fornire un ristoro maggiormente in linea con gli effettivi danni economici subiti dagli operatori a causa della pandemia.

Per quanto concerne l’accesso al credito e la liquidità delle imprese, attraverso l’estensione di misure in vigore e l’attuazione di nuovi interventi, l’obiettivo è quello di garantire l’accesso al credito e sostenere la liquidità delle imprese.

In particolare, viene prorogata al 31 dicembre 2021 la moratoria sui prestiti, applicata alla quota capitale delle esposizioni oggetto di moratoria. Sono inoltre prolungati e rimodulati gli strumenti di garanzia emergenziali previsti dal Fondo di Garanzia per le Pmi. Nello specifico, diversamente da quanto previsto in occasione delle precedenti proroghe, che avvenivano in modo automatico, è stato necessario inviare una comunicazione alla banca entro il 15 giugno. La scelta di sospendere solo la quota capitale tiene conto del Disposto delle Linee Guida sulle moratorie previste dall’European Banking Authority (EBA).

In base a quanto stabilito dall’EBA, la durata massima della sospensione dei pagamenti, senza effetti nella classificazione del rischio del cliente, deve essere limitata a 9 mesi (salvo periodo maggiore, ma solo se la moratoria è stata richiesta prima del 30 settembre 2020).

Tutte le sospensioni totali dei pagamenti oltre il 30 giugno 2021 potrebbero comportare la classificazione “forborne” (oggetto di concessione) oppure alla più grave classificazione come “forborne-non performing” (oggetto di concessione – crediti non performanti o deteriorati) da parte delle banche.

La nuova proroga, prevista solo per la quota capitale, limita i rischi sopra citati per gran parte delle imprese, ma NON li esclude.

Cosa significa la classificazione a forborne?

Per i crediti non performing loans (Il termine, traducibile in italiano con “crediti deteriorati”, evidenzia crediti la cui riscossione, da parte delle banche, è diventata incerta), le autorità di vigilanza europea hanno introdotto un’ulteriore definizione, quella di crediti oggetto di concessione (forborne exposures). Si tratta di crediti (non solo deteriorati ma anche in bonis) oggetto di concessioni (in inglese “forbearance”) da parte della banca. Tali concessioni (nel nostro caso un allungamento della durata del finanziamento) costituiscono delle modifiche alle originarie condizioni contrattuali della linea di credito che la banca concede all’impresa cliente.

Cosa comporta la classificazione a forborne?

i rapporti forborne devono essere monitorati continuamente. Nel caso in cui i debitori continuino a pagare con regolarità, dopo un periodo di osservazione di 2 anni, potranno uscire dalla categoria forbearance.

Ne consegue che per questo periodo, con ogni probabilità, la banca non concederà alcun affidamento ulteriore in aggiunta a quelli già in essere.

Inoltre, il decreto prevede la possibilità di allungamento, da 6 a 10 anni, dei tempi di restituzione dei finanziamenti garantiti (tale allungamento è subordinato all’autorizzazione della Commissione europea). Per le nuove operazioni, dal 01/07/2021 la percentuale di copertura della garanzia del Fondo viene ridotta dal 90% all’80%, mentre per l’allungamento della durata dei finanziamenti già garantiti in essere, non si prevede alcuna riduzione delle coperture;

Al momento, non si conoscono ancora le tempistiche di autorizzazione della Commissione europea e quindi della possibilità di accedere all’allungamento o all’accensione di nuovi finanziamenti della durata di 10 anni. Anzi, in realtà proprio in questi giorni, giungono notizie che l’orientamento della commissione sia quello di ridurre la durata dei finanziamenti a “soli” 8 anni.

Personalmente, ritengo questa misura la più importante, sia dal punto strategico che dal punto strettamente finanziario.

Ricordo, infatti, che, detto in modo molto pratico, il nostro Governo, non potendo elargire adeguati ristori a fondo perduto alle imprese colpite dalle chiusure obbligate e/o dalle difficoltà economico/finanziarie legate all’emergenza Covid, ha potuto solo rilasciare una garanzia statale gratuita a sostegno di affidamenti e finanziamenti concessi discrezionalmente (è bene ricordarlo) dalle banche. I finanziamenti avevano durata massima di 72 mesi con 12 mesi di preammortamento, non potendo, nell’aprile del 2020, prevedere l’effettiva durata della pandemia in corso, a quel tempo solo all’inizio.

Sostanzialmente le aziende hanno dovuto indebitarsi per fare fronte alle difficoltà del momento (apro una parentesi chiedendomi cosa succederà ai rating bancari a fronte di bilanci 2020 che, per la stragrande maggioranza delle imprese, presenteranno un calo di fatturato e un aumento dei debiti ….). E’ quindi uno strumento di vitale importanza allungare questi debiti ai 10 anni ( oppure 8….?) previsti dal decreto Ristori bis, in modo da diluire il più possibile l’esdebitamento degli stessi, così da rendere più lieve l’assorbimento dei flussi di cassa aziendali e non stressare troppo il cash flow.

Quindi, sostanzialmente, le imprese hanno dovuto in pochi giorni scegliere se richiedere o meno la moratoria dei finanziamenti in corso, rischiando in realtà di avere più danni che benefici, senza ancora sapere se e quando potranno accedere alla possibilità di allungare gli stessi o rinegoziarli.

Direi che è quindi eufimistico etichettare il Decreto sostegni bis come “Misure urgenti connesse all’emergenza da COVID-19”, anzi, affermerei che rischia di trasformarsi in una lama a doppio taglio nel rapporto con gli Istituti di credito.

La cosa più preoccupante, è che di tutto questo “pasticcio” nessuno ne parla, mass media in primis, e la cosa desta più di qualche pensiero…

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Autore: Lorenzo Colombo – Consulente Senior

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