Nuova definizione di Default

La nuova definizione di Default, secondo gli Intermediari Finanziari, non è una novità assoluta in quanto i criteri con cui l’intero sistema finanziario individua le posizioni “problematiche” sono regolati, già dal 2014, attraverso il regolamento europeo sui requisiti di capitale delle banche.

Nel 2017 L’Autorità Bancaria Europea (EBA) e nel 2018 la Commissione Europea, hanno ulteriormente specificato tale normativa arrivando all’applicazione della nuova definizione. A tutti gli effetti, dal 1° Gennaio 2021 è entrata in vigore la nuova definizione di Default riguardante i debiti verso il sistema degli intermediari finanziari.

Il primo aspetto su cui fare chiarezza è definire come “rilevante” il debito, scaduto da oltre 90 giorni, che superi congiuntamente una soglia assoluta e una soglia relativa.

La soglia assoluta corrisponde a € 100,00 per il settore Retail e € 500,00 per il Corporate, mentre la soglia relativa è pari all’1% del totale dell’esposizione.

Le persone fisiche e le PMI con esposizione nei confronti della banca inferiore a € 1 Mln rientrano nella macro categoria Retail.

Banca d’Italia ha confermato che, per poter considerare un debito in default, dovranno coesistere i seguenti tre requisiti:

– Persistenza dell’inadempimento, ovvero che il debito sia scaduto da oltre 90 giorni;

– Superamento della soglia assoluta;

– Superamento della soglia relativa.

Con il nuovo regolamento, inoltre, gli istituti finanziari sono obbligati ad armonizzare, all’interno dello stesso gruppo di rischio di cui fanno parte, le informazioni relative alle proprie posizioni.
La conseguenza diretta è che il soggetto intestatario di una linea di credito con una banca e un contratto di Leasing con un istituto dello stesso gruppo, verrà considerato in default su entrambe, nonostante risultino impagate solo le rate di una delle due posizioni.

Altro aspetto da tenere presente del “contagio di default” riguarda le posizioni condivise, per cui, un mutuo cointestato che risultasse in default, comporterebbe il default anche delle posizioni dei singoli soggetti.

Anche l’uscita dallo stato di default ha subito dei cambiamenti con il nuovo regolamento: mentre sino a fine 2020 era sufficiente regolare lo scaduto, dal 1° Gennaio dovranno passare 90 giorni dalla regolazione del debito.
Durante tale periodo, il debitore verrà monitorato dalla banca e solo successivamente potrà essere considerato in bonis e “meritevole di attenzioni”.

Proprio per i motivi di cui sopra, si può affermare che sia in atto una vera e propria rivoluzione, non tanto del sistema bancario, quanto del tessuto imprenditoriale italiano, il quale dovrà fare i conti congiuntamente con il Nuovo codice della Crisi d’impresa e con la nuova definizione di default bancario.

Tali mutamenti, seppur potrebbero giovare di ulteriori interventi e “moratorie”, inevitabilmente aprono scenari verso una direzione univoca che porta necessariamente l’imprenditore ad avere una maggiore conoscenza delle discipline manageriali per poter guidare al meglio la propria impresa.

La conseguenza specifica di quanto espresso fino ad ora è che, da una parte, che si renda necessaria una gestione attiva dell’aspetto finanziario dell’azienda, e, dall’altra, è probabile che si assista ad una stretta del credito da parte del mondo finanziario. Nonostante ciò, ad oggi si può percepire, o peggio ancora, si “dichiara”, la possibilità di accedere al credito con rapidità e semplicità.

Gli istituti di credito, infatti, saranno inevitabilmente obbligati ad un maggior accantonamento di risorse per far fronte ai crediti problematici ed in sofferenza e probabilmente potranno agire di anticipo, mettendo a rientro posizioni di affidamento a breve termine che risultino potenzialmente pericolose.

L’accesso al credito sarà destinato alle imprese che saranno sempre più strutturate da un punto di vista gestionale e che, essendo analizzate con un approccio previsionale da parte delle Istituzioni Finanziarie, dimostreranno di avere una chiara visione dello stato attuale del mercato in cui operano e presenteranno adeguata pianificazione strategica entro i 24/36 mesi futuri.

Avere la consapevolezza che sul mercato vi siano consulenti, con comprovata esperienza nel settore finanziario, che possano supportare le aziende a misurare, pianificare, efficientare e gestire al meglio la propria struttura finanziaria, è già un buon punto di partenza.
Tali figure possono aiutare a difendere, consolidare e far crescere il proprio business, anche valorizzando il know how aziendale, la capacità di marginare, a volte anche “sacrificando fatturato”, e non ultimo, elaborando strategie vincenti anche nel medio-lungo termine.

Rimaniamo a disposizione per una prima consulenza e set up Gratuito per la Tua Impresa.

 

Autore: Alberto Marsigli – Socio e Amm.re di Corporate

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